“Esistono persone che, al pari di tigri, bramano abbeverarsi di sangue. Chiunque abbia sperimentato questo piacere, questo dominio illimitato sul corpo, sul sangue e sullo spirito di un essere umano come lui, di un fratello secondo la legge di Cristo; chiunque abbia sperimentato il potere e la piena possibilità di sottoporre alla più degradante umiliazione un altro essere umano, fatto a immagine di Dio, questi, quasi inconsapevolmente, perde il controllo dei propri istinti. La tirannia è un'abitudine, un'abitudine che è suscettibile di evoluzione e che, di fatto, si evolve in una malattia. Insisto sul fatto che l'abitudine possa indurire e abbrutire la persona migliore del mondo sino a trasformarla in una bestia. Il sangue e il potere inebriano: alimentano rozzezza e depravazione; i fenomeni più anormali diventano accessibili e perfino piacevoli per mente e sentimenti. La persona e il cittadino periscono per sempre nel tiranno, mentre il ritorno alla dignità umana, al pentimento, alla rigenerazione diventa praticamente impossibile per lui. Inoltre, l'esempio, la possibilità di tale arbitrio contagiano la società intera: un tale potere è una tentazione. Una società che guardi con indifferenza a tale fenomeno ne è già contagiata alle fondamenta.”
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Fyodor Mikhaylovich Dostoyevsky was a Russian writer, essayist and philosopher, perhaps most recognized today for his novels Crime and Punishment and The Brothers Karamazov.
Dostoyevsky's literary output explores human psychology in the troubled political, social and spiritual context of 19th-century Russian society. Considered by many as a founder or precursor of 20th-century existentialism, his Notes from Underground (1864), written in the embittered voice of the anonymous "underground man", was called by Walter Kaufmann the "best overture for existentialism ever written."
His tombstone reads "Verily, Verily, I say unto you, Except a corn of wheat fall into the ground and die, it abideth alone: but if it die, it bringeth forth much fruit." from John 12:24, which is also the epigraph of his final novel, The Brothers Karamazov.